Sono passati dieci anni dalla legge contro il fumo: tutte le altre nazioni del Mondo ce l'hanno invidiata e molti, nel frattempo, l'hanno copiata, ma nel corso del tempo l'Italia è rimasta ferma e invece gli altri Paesi hanno fatto molti altri passi avanti.
Il 16 gennaio del 2003 venne approvata la cosiddetta Legge Sirchia, che prende il nome dall’allora ministro Girolamo Sirchia e che resta tra le più apprezzate dei tempi recenti.
«All’epoca la legge contro il fumo costituì un passo avanti che molti hanno copiato - conferma l'ex Ministro Sirchia - ma quel provvedimento era solo un inizio, c'erano altre cose da fare che invece sono rimaste incompiute. Il risultato è che oggi molti Paesi sono più avanzati del nostro, come ad esempio l’Australia che ha ingaggiato una vera e propria guerra alle multinazionali del tabacco, mentre da noi l’atteggiamento non è così netto».
Secondo Girolamo Sirchia, sarebbero almeno due le cose da fare il più presto possibile: «La prima è evitare che i ragazzi inizino a fumare, con una campagna di social marketing che elimini l’immagine del fumo come di una cosa normale o addirittura che rende più apprezzabili - spiega -, ma soprattutto le accise devono aumentare. Non è possibile che in Italia un pacchetto costi solo 5 euro, mentre negli Usa, solo per fare un esempio, ce ne vogliono 15. Inoltre lo Stato spende fra costi sanitari e sociali due euro per ogni fumatore, dovrebbe triplicare le accise solo per andare in pari».
Dopo l’adozione del provvedimento, che entrò in vigore solo nel 2005, due anni dopo l’approvazione, il numero dei fumatori è andato costantemente diminuendo, anche se ne rimane uno «zoccolo duro».
Dopo l’adozione del provvedimento, che entrò in vigore solo nel 2005, due anni dopo l’approvazione, il numero dei fumatori è andato costantemente diminuendo, anche se ne rimane uno «zoccolo duro».
Secondo dati Istat, su 52 milioni di abitanti con età superiore ai 14 anni, i fumatori in Italia sono circa 11,6 milioni (22,3%) di cui 7,1 milioni di uomini (28.4%) e 4,5 milioni di donne (16.6%).
Nel 2003, prima della legge 3/2003, la prevalenza dei fumatori era del 23,8% (31% gli uomini e 17,4% le donne) con un calo complessivo dell’6,3% (-8,4% gli uomini e -4,6% le donne). In calo anche il numero di sigarette vendute, scese del 12% dal 2004: «All’epoca incontrammo resistenze non indifferenti, come testimonia anche il fatto che l’entrata in vigore fu continuamente rimandata - ricorda Sirchia -, è importante ricordare che non avevamo contro la gente, che invece apprezzava e apprezza tutt'ora il provvedimento, ma le varie lobby influenzate dalle multinazionali del tabacco, che capivano che con la legge iniziava in Europa un movimento contro il fumo».
Nel 2003, prima della legge 3/2003, la prevalenza dei fumatori era del 23,8% (31% gli uomini e 17,4% le donne) con un calo complessivo dell’6,3% (-8,4% gli uomini e -4,6% le donne). In calo anche il numero di sigarette vendute, scese del 12% dal 2004: «All’epoca incontrammo resistenze non indifferenti, come testimonia anche il fatto che l’entrata in vigore fu continuamente rimandata - ricorda Sirchia -, è importante ricordare che non avevamo contro la gente, che invece apprezzava e apprezza tutt'ora il provvedimento, ma le varie lobby influenzate dalle multinazionali del tabacco, che capivano che con la legge iniziava in Europa un movimento contro il fumo».
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