Condannato lo zio di Jessica Pulizzi per spaccio di droga

Si chiama Claudio Corona ed è fratello di Anna Corona e zio di Jessica Pulizzi, la donna imputata attualmente a Marsala nel processo per la sparizione della piccola Denise Pipitone.
È una delle tre persone che hanno patteggiato la pena per l'imputazione dello scorso 20 marzo, seguita all'operazione antidrogadenominata “Tonno bianco”.
Claudio Corona ha 43 anni, ed insieme a Francesco Gangitano e Francesco Garofalo era stato arrestato insieme ad altre tre persone (sei in tutto) per gestione e spaccio di stupefacenti nella provincia.
Era stato accertato che la droga veniva acquistata a Palermo, e che la base di tutto il traffico era un bar di Mazara dove si gestiva hashish, eroina e cocaina.
In seguito all'acquisto della droga poi, Claudio Corona e Francesco Gangitano ricercavano acquirenti nella zona di Mazara a cui poter cedere la droga.

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Il nome dell'operazione, “Tonno bianco”, prendeva spunto proprio dal nome in codice che gli arrestati utilizzavano per definire la cocaina durante le intercettazioni della polizia. L'hashish invece, veniva chiamata dallo stesso Corona “tazzine di caffè”.

La pena patteggiata è stata stabilita in quanto segue: per Claudio Corona sono stati stabiliti 3 anni di carcere e 14 mila euro di multa, per Francesco Gangitano tre mesi di carcere e mille euro di multa oltre la precedente condanna (per un totale di 4 anni e 2 mesi di reclusione), per Francesco Garofalo un anno e otto mesi di reclusione.
Altri due imputati verranno giudicati, uno con rito abbreviato e l'altro con rito ordinario (si tratta rispettivamente di Claudio Montevago e Chaniur Atef).
Precedentemente, nell'estate del 2011, erano stati già arrestati Fabrizio Messina Denaro e John Antony Farrugia per lo stesso motivo.
Questo fu uno dei primi casi in cui venne utilizzata la facoltà di legge prevista dal “codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione” per permette di eseguire un fermo di indiziati di delitto fuori dai limiti imposti dal C.p.p. (pericolo di fuga) nei casi di soggetti indagati per reati gravi e che possono ritenersi dediti a traffici delittuosi abitualmente.
In pratica si tratta di un reato comune, ma che vista la parentela di uno dei soggetti con l'imputata per la sparizione di Denise Pipitone, lascia un po' più di amaro in bocca.


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