Con l'introduzione del congedo parentale part-time, la mamma e il papà avranno la possibilità, invece di lasciare tutto il giorno il posto di lavoro per occuparsi dei propri figli, di ridurre l'orario di lavoro.
Vuol dire che potranno fare meno ore spese quotidianamente per la cura dei figli, ma si possono diluire su un tempo ben più esteso.
Fino a due anni di età sarebbe opportuno che il bambino non subisce bruschi allontanamenti dall'ambiente familiare poichè il suo sviluppo affettivo ancora non gli consente di elaborare il momento della separazione.
Dopo i due anni di vita, invece, il congedo su base oraria si rivela sicuramente vantaggioso per il piccolo, permettendogli di affrontare gradualmente il distacco dei genitori.
Tuttavia, a richiederlo, nella stragrande maggioranza dei casi, sono ancora le donne laddove, invece, la simbiosi tra madre e bambino che, molto spesso, perdura, dopo la nascita, attraverso l'allattamento e le cure materne al nascituro, potrebbe essere superata e allargata proprio grazie alla presenza partecipativa del padre.
Iniziando col porre al centro dell'attenzione sociale la famiglia, l'Italia dimostra, comunque, di compiere un primo passo verso gli standard europei.
Basta pensare, giusto per fare un esempio, che in Svezia, fino ai quattro anni di età del figlio, la madre ha diritto a 18 mesi di congedo con ben l'80 per cento dello stipendio e in Norvegia i papà possono usufruire di ben 12 settimane di congedo retribuito al 100 per cento.
Quindi molta strada deve essere ancora fatta, dunque, nel faticoso passaggio a una visione dell'economia che tenga conto, nel mondo del lavoro, della politica, della giustizia, della sanità, nel mondo dell'istruzione, innanzitutto della tutela rispettosa e competente dei nuclei familiari e dei bambini.
Ma la norma per il nuovo congedo è ancora in alto mare.
Il 6 dicembre 2012 il Governo ha varato il Decreto anti-infrazioni, in cui è prevista la possibilità di frazionare su base oraria il congedo parentale part-time.
Sembra che il decreto possa venire accorpato alla Legge di stabilità e convertito prima dello scioglimento delle Camere; ma non sarà subito efficace.
La norma infatti rinvia ai contratti collettivi la disciplina per la concessione dei congedi.
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