L'anno nuovo e' ormai iniziato da piu' di una settimana e gia' a vedere lo spread che e' ritornato quasi come due anni fa, dovrebbe far sperare in una ripresa economica del paese. Ma invece su questo gli Italiani sono pessimisti, anzi molti pensano che il 2013 sara' peggio dell'anno passato. A darci una conferma a tutto cio' e un sondaggio condotto dall'istituto Swg su alcune prospettive economiche dell'Italia per l'anno che e' appena iniziato. Pero' come accennato all'inizio, sulla ripresa dello spread, che addirittura durante le contrattazioni sul debito pubblico e' sceso al di sotto dei 250 punti base, solo che a tirare un sospiro di sollievo e' solo il 16% della popolazione, circa una meta' dello scorso anno che spera e vede in arrivo un piccolo miglioramento per l'economia nazionale, mentre il resto, cioe' la maggioranza dei nostri concittadini ritiene che la situazione restera' la stessa. Davvero una situazione molto critica, con dei disagi
economici che stanno portando il paese sulla soglia di poverta'. Basti pensare che nel 2012 solo 4 italiani su 10 sono arrivati a fine mese e quest'anno ci sara' un peggioramento economico con una percentuale che salira' al 45,6% tra gli abitanti del nord-ovest, mentre il 40% ritiene che la situazione restera' lo stesso come nel 2012. Un dato molto preoccupante, che rispecchia le difficolta' delle famiglie italiane riscontrate anche lo scorso anno, dove il 41% ha avuto difficolta' ad arrivare a fine mese, sia con i propri redditi sia con quelli di altri familiari e' rispetto al 2010 e' cresciuto di 5 punti percentuali il numero di coloro che arrivano solo alla seconda settimana dopo aver incassato lo stipendio. E' quest'anno lo abbiamo riscontrato anche durante le feste natalizie, dove chi ha avuto la fortuna di aver preso la tredicesima, ha dovuto spenderla per pagare l'Imu. Insomma in conclusione l'Italiano e' convinto che il governo o meglio il nuovo governo che verra', dovra' innanzitutto concentrarsi sul lavoro e poi man mano la richiesta di un abbassamento delle tasse, riducendo cosi' i costi della politica.
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