Arriva il bollino anche per i gialli

Nella civiltà contemporanea, in cui sembra che tutto abbia bisogno di una "certificazione di qualità" o di garanzie di veridicità, persino l'invenzione romanzesca non può più essere improvvisata, soprattutto per quel che riguarda il genere giallo.
Infatti un tempo noi poveri sprovveduti lettori si prendeva per buono tutto quello che veniva scritto, grazie anche alla famosa "sospensione dell'incredulità" teorizzata da Coleridge, ovvero quella magica alchimia che consente a lettore e scrittore di stipulare un tacito patto per cui tutto ciò che accade all'interno della pagina stampata diventa plausibile, anche se non lo sarebbe nel mondo reale.
Ma a quanto pare, al giorno d'oggi, in cui reale e virtuale hanno finito per intersecarsi e confondersi sempre più, e si finisce spesso per credere che i personaggi interpretati sullo schermo siano l'equivalente dell'attore che li interpreta, c'è bisogno di un maggior rigore scientifico anche nella semplice narrativa investigativa.
Così, la Washington Academy of Sciences (Was) dopo aver tenuto una serie di seminari sul rapporto tra la finzione e la realtà, ha deciso di creare una sorta di "bollino" che certifichi la plausibilità di certe procedure o affermazioni, delle tipologie investigative delle tecnologie di ricerca che vengono impiegate all'interno della narrativa gialla.
Ci sono sempre stati autori particolarmente attenti a far sì che quanto scrivevano fosse corrispondente al reale, così come però i sono stati anche autori che non se ne sono preoccupati più di tanto, ottenendo comunque un onesto successo. 
Basti pensare all'improbabile toponomastica di Alexandre Dumas, o alle perentorie affermazioni di Sherlock Holmes non sempre suffragate da un background scientifico.
A dire il vero, avvilisce un po' che persino la fiction debba essere sottoposta a quella che con termine anglosassone si definisce "fact-checker", ovvero una verifica attenta dei fatti, come se si trattasse di una confessione da scandagliare piuttosto che un piacere di cui godere, specie in un tempo in cui invece sembra essere diventato sempre più raro l'uso di correggere le bozze. 
Insomma, si può ben perdonare una svista da parte di un autore di romanzi gialli: certo sarebbe molto più avvilente vedere la sua creatività mortificata per amor di veridicità.

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