L'infanticidio di Genova: chi ha ucciso il piccolo Alessandro?

L'uomo e la donna chiusi per una notte nella stanza di un residence a farsi di cocaina, filmati al mattino del 16 marzo 2010 mentre se ne vanno portando tra le braccia un neonato ucciso da mostruose servizie, in teoria non avevano scampo.
In pratica hanno ottime probabilità di cavarsela, accusandosi a vicenda, potrebbero uscirsene impuniti, lasciando l'omicidio del piccolo Alessandro, 8 mesi, senza un colpevole.
Antonio Rasero, indagato come unico responsabile dell'infanticidio e condannato a 26 anni, l'8 febbraio scorso nel giudizio d'appello è stato assolto.
La Procura ha dovuto riaprire il caso e a difendersi ora tocca a Katerina Mathas.
Il giudice l'ha rinviata a giudizio per concorso in omicidio e abbandono di minore.
La prima udienza è fissata per il 30 settembre 2013, il delitto è avvenuto tra il 15 e il 16 marzo 2010: tre anni e mezzo senza un colpevole e senza la ragionevole prospettiva di averne uno.
Un operatore giudiziario genovese ha fatto sapere che "se Rasero è stato assolto, perchè non dovrebbe esserlo Katerina, che quella notte oltretutto uscì per un'ora e mezza per cercare la droga, lasciando il bambino solo nelle mani del compagno?".
I dubbi sulla tenuta dell'accusa emergono a partire dall'accostamento di due reati che sembrano escludersi a vicenda: o la madre ha partecipato all'omicidio, e allora non è il caso di accusarla di abbandono di minore, oppure non c'entra col delitto e la sua unica colpa è quella di aver lasciato il piccolo Alessandro nelle mani di Rasero.
Ma appare poco chiara anche l'accusa di concorso di omicidio, ma in concorso con chi, se l'altra persona presente quella notte è stata assolta?
E cosa succederà se la Cassazione confermerà la sentenza su Rasero, rendendo definitiva l'assunzione, la colpa cadrà tutta su Katerina Mathas?
La giovane donna affronta il giudizio a viso aperto: poteva scegliere un rito abbreviato a porte chiuse in cui accusa e difesa si confrontano sulle carte , con lo sconto di un terzo della pena in caso di condanna, ma non ha voluto.
Per proclamarsi innocente ha scelto la corte d'Assise, il confronto con i giudici popolari, l'urto fisico e psicologico di un dibattito senza sconti.
In cui si illustrerà lo scempio compiuto su un bambino massacrato di morsi, colpi alla testa, bruciature di sigaretta.


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